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2015

Lello Lopez
Riccardo Dalisi
Angelomichele Risi

Lello Lopez è nato a Pozzuoli nei Campi Flegrei nel 1954

Dopo il diploma all’Accademia di Belle Arti di Napoli ha lavorato con gallerie italiane e straniere. Dal 1986 ha all’attivo numerose partecipazioni a mostre collettive e rassegne internazionali. Delle opere pubbliche realizzate si segnalano l’ installazione nella Metropolitana di Napoli - Stazione Piscinola/Scampia nel 2005 , la “Scultura per il Parco della Legalità” nel 2008 finanziata dal Ministero dell’Interno, il monumento commemorativo dal titolo “Scala” installato nella P.zza Del Ricordo a Pozzuoli nel luglio del 2014. Una sua scultura è dal 2015 in permanenza a Napoli nel “Museo del Novecento” di Castel Sant’Elmo. Lello Lopez fonda la sua ricerca sulla realtà, su un vissuto fatto di incontri con persone. Si stabiliscono così relazioni che sono esperienza diretta di un mondo concreto. L’analisi introspettiva e riflessioni sul concetto di presente sono altri elementi della sua ricerca concettuale. Questa si concretizza attraverso vari strumenti espressivi scelti di volta in volta a seconda delle necessità comunicative.

Nato a Potenza, ha ricoperto la cattedra di Progettazione

presso la facoltà di Architettura di Napoli. Presso la stessa facoltà è stato direttore della Scuola di Specializzazione in Disegno Industriale.

Negli anni Settanta, assieme a Ettore Sottsass, Alessandro Mendini, Andrea Branzi e altri, è stato tra i fondatori della Global Tools, contro-scuola di architettura e design che riuniva tutti i gruppi e le persone che in Italia coprivano l'area più avanzata della cosiddetta “architettura radicale”. Da sempre impegnato nel sociale (resta fondamentale l'esperienza del lavoro di quartiere con i bambini del Rione Traiano, con gli anziani della Casa del Popolo di Ponticelli e, negli ultimi anni, l'impegno con i giovani del Rione Sanità di Napoli, di Scampia e del carcere minorile di Nisida), ha unito ricerca e didattica nel campo dell'architettura e del design accostandosi sempre più all'espressione artistica come via regia della sua vita.

Angelomichele Risi è nato a Fisciano (SA) nel 1950

dove vive e lavora. E' allievo di Capogrossi, Scordia e De Stefano all'Accademia delle Belle Arti di Napoli ove si è diplomato nel 1974. Fra le principali mostre si segnalano quelle alla Galleria Taide di Salerno del 1977 e del 1980: alla Galleria Pantha Arte di Como, Disegno Gemello, alla Taide di Salerno: a cura di Antonio D'Avossa del 1982 e del 1983 è la personale allo Studio cavalieri di Bologna, mentre del 1984 sono quelle alla Galleria Giulia di Roma, alla Galleria Nova di Zagabria, ed ancora a Como alla Galleria Pantha Arte. Nel 1985 partecipa alla Rassegna Internazionale Rondò agli Antichi Arsenali di Amalfi, ed al XIII Premio Nazionale Città di Gallarate. Fra le rassegne di segnala la presenza alla Decima Quadriennale di Roma del 1975. Del 1986 l'arsenale, il Laboratorio, L'Artista, Arsenale di Amalfi, ed in occasione di una sua mostra personale, la Galleria Lapis Arte di Salerno edita un catalogo monografico con i testi di Michele Buonomo e Angelo Trimarco. “Angelomichele – scrive Buonomo – non ama raccontare, forse perchè diffida della qualità espressiva delle parole. Credo però fermamente in un criterio di eccellenza della pittura; nel mestiere della pittura; nell'autonomia che questa pratica oggi può affermare nei confronti di qualsiasi altra espressione”.

2016


Napoli, 1961

Dall'età di vent'anni decide di dedicarsi esclusivamente all'attività artistica. 

La sua ricerca parte dal recupero dei modelli, memorie familiari che si estendono poi ad una ricerca più approfondita nel recupero di un'inconscia memoria collettiva.

 Nel 1989 espone per la prima volta in una personale alla Galleria Lucio Amelio con la quale intraprende una lunga collaborazione di lavoro. Espone in diverse mostre personali tra le quali quella alla Galleria Il Capricorno di Venezia nel 1990 e alla Galerie Yvon Lambert di Parigi nel 1992. È anche presente in alcuni importanti appuntamenti internazionali quali la mostra Metropolis alla International Kunstausstellung di Berlino del 1991 e la mostra Les pictographes al Musée de l'Abbaye Sainte-Croix di Les Sables-d'olonne dove Didier Ottinger lo invita ad esporre i suoi lavori accanto a dipinti di Klee, Miró, Picasso, Penck, Sanejouand. Nel 1993 è chiamato da Achille Bonito Oliva a partecipare alla XLV Biennale di Venezia con una sala personale nel Padiglione Italia. Nel 1995 espone nella mostra Opus Alchemico alla Galleria In Arco di Torino alcuni lavori a carattere tridimensionale, a metà strada fra la pittura e la scultura che costituiscono una tappa ulteriore nel giovane percorso dell'artista. Vive e lavora a Napoli.

Vincenzo Rusciano è nato a Napoli nel 1973, opera soprattutto nel campo della scultura e dell’installazione. Dal 2014 insegna Serigrafia d’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Attraverso un’ironica concettualità, il suo linguaggio degli ultimi anni si è andato sviluppando tra i motivi della trasgressione infantile quale metafora dell’aspirazione alla libertà nell’età adulta. A questi temi, si associano, oggi, figurazioni cui si mescolano utensili tratti dall’arte e dalla archeologia, direttamente connessi col fare, con l’operare quotidiano dell’artista. Taniche, contenitori, idealmente traboccanti di materiali, quelli “duri” dell’oggi – resina, lattice, jasmonite, terracotta, colori a smalto - che rimandano al gusto e alle tecniche contemporanee, assolutamente avulse all’antichità ma carichi di rimandi alla conservazione della memoria, consapevoli del fatto che gli equilibri carichi di tensione non rendono mai facili certi approdi a visioni univoche o compiute. Le opere di Vincenzo Rusciano sono presenti in importanti collezioni private italiane ed estere, tra cui: Collezione Ernesto Esposito, Napoli; Collezione Galerie Ernst Hilger, Vienna; Collezione Museo della scultura contemporanea, Gubbio; Collezione Claudia Gianferrari, Milano-Roma; Collezione Angela e Massimo Lauro, Napoli-Città della Pieve. Tra le ultime mostre personali: “Not so Bad” Galleria Annarumma, Napoli, 2016; “Echi dal bianco” Museo d’arte Contemporanea di Lissone, 2015, a cura di Alberto Zanchetta; “Sponda” Chiesa di Sant'Aniello a Caponapoli, Napoli, 2014, a cura di Angela Tecce e Alberto Zanchetta;

2017

Bianco - Valente

Eugenio Giliberti


Bianco-Valente (Giovanna Bianco e Pino Valente) iniziano il loro progetto artistico nel 1994 indagando dal punto di vista scientifico e filosofico la dualità corpo-mente, l’evoluzione dei modelli di interazione tra le forme di vita, la percezione, la trasmissione delle esperienze mediante il racconto e la scrittura.

A questi studi è seguita un'evoluzione progettuale che mira a rendere visibili i nessi interpersonali. Esempi sono le installazioni che hanno interessato vari edifici storici, a cui hanno fatto seguito molti altri lavori incentrati sulla relazione fra persone, eventi e luoghi.

Sin dai loro esordi Bianco-Valente hanno partecipato a numerose mostre personali e collettive, in Italia e all’estero, ed eseguito interventi installativi per importanti istituzioni museali e spazi pubblici, come Museo MAXXI (Roma), MACBA (Barcellona), Museo Madre (Napoli), Fabbrica 798 (Pechino), Palazzo Strozzi (Firenze), Triennale di Milano, Urban Planning Exhibition Center (Shanghai), Museo Reina Sofia (Madrid), Palazzo delle Esposizioni (Roma), Museo Pecci (Prato), Kunsthaus di Amburgo, NCCA – National Centre for Contemporary Arts (Mosca). Hanno realizzato progetti site specific anche in Libano (Becharre), in Marocco (Marrakech), New York (ISP 2014 Whitney Museum a The Kitchen), Rio de Janeiro (Casa Italia - Rio 2016).

Eugenio Giliberti (Napoli 1954) esordisce negli anni ’80 animando un gruppo di giovani artisti napoletani (evacuare Napoli) che partecipa al fenomeno, allora prevalente, della riscoperta e del ritorno alla pittura.

Nell’aderire a quel clima tuttavia, rifiuta la via neo-figurativa, scegliendo una posizione minoritaria.

La sua ricerca prende una direzione decisamente personale a partire dal 1987, quando, con le prime superfici monocrome mette a punto i fondamenti di un edificio poetico autonomo dall’environment più prossimo. Culmine di questo segmento della sua ricerca (1996) l’opera denominata “seicentottantamilaquattrocento quadratini colorati” (galleria ThE, Napoli- 1996 ; Galleria Occurrence, Montréal - 1998; Kunstverein di Ludwigsburg - 2001; galleria Milano, Milano – 2006, Castello di Genazzano, 2013), opera “combinatoria” in cui, su carta quadrettata, sviluppa tutte le combinazioni possibili di 10 colori in tre trittici. Seguono: gli “oggetti platonici” (in “la scultura italiana del XXI secolo”, Fondazione Arnaldo Pomodoro, Milano, 2010); LP- lavoro politico (in “Castelli in aria”, Museo di Castel Sant’Elmo, Napoli – 2000; “futurama”, Museo Pecci – 2000, “curriculum vitae”, Museo di Castel Sant’Elmo, Napoli – 2003)